Sullo scaffale
Consigli di visione, spunti di riflessione, recensioni di film e libri raccolti nel Centro di documentazione della Fondazione Sasso Corbaro.
Recensioni
- Buon compleanno Mr. Grape
Regia di Lasse Hallstrom
Stati Uniti, 1993Perché guardarlo? Il rapporto tra i due fratelli è basato sull’aver cura e sulla protezione, “Nessuno tocchi Arnie” è il tormentone con cui Gilbert affronta l’intera comunità di Endora. In questo film la tematica della cura è ...
Perché guardarlo? Il rapporto tra i due fratelli è basato sull’aver cura e sulla protezione, “Nessuno tocchi Arnie” è il tormentone con cui Gilbert affronta l’intera comunità di Endora. In questo film la tematica della cura è trattato come impegno da parte del famigliare curante, in difficoltà spesso a trovare del tempo per sé. L’eterna ambivalenza tra l’impegno preso verso il famigliare e la necessità umana di prendersi del tempo per sé e trovare chi, a sua volta, si prenda cura di noi. Curare gli altri senza trascurare se stessi, un equilibrio difficile da raggiungere e mantenere, che questo film affronta in tutte le sue sfaccettature.
Un consiglio di visione: un film da gustare e in cui ci si può ritrovare in questa ambivalenza del prendersi cura degli altri nella speranza che qualcuno si prenda cura di noi.
Note collaterali: la pellicola è impreziosita dai talenti ancora acerbi di Johnny Depp (Gilbert) e Leonardo di Caprio (Arnie) in due interpretazioni coinvolgenti e superlative.
Recensione
«Il regista tiene allentato il polso del racconto, va sotto pelle, s'intrufola nei particolari, accende tramonti infuocati e sfida gli occhi disperati dei tre stupendi protagonisti che raccontano cose senza parlare. [...]».
(Maurizio Porro, Il Corriere della Sera, 14 marzo 1995)Martina Malacrida Nembrini
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- Testament of Youth
Regia di James Kent
Regno Unito/Danimarca, 2014Perché guardarlo? Vera capisce che quello che sta succedendo è una guerra logorante, e quindi decide di arruolarsi come infermiera volontaria. Si confronta con gli orrori dell’evento bellico, perde il fidanzato, cura il fratello ferito che però ...
Perché guardarlo? Vera capisce che quello che sta succedendo è una guerra logorante, e quindi decide di arruolarsi come infermiera volontaria. Si confronta con gli orrori dell’evento bellico, perde il fidanzato, cura il fratello ferito che però morirà in seguito, ma anche molti soldati inglesi e tedeschi.
In questo film il ruolo della cura ha più sfaccettature: da una parte quella della cura ospedaliera, dall’altra l’eterna lacerazione dei curanti divisi tra il curare persone estranee, senza però poi avere il tempo necessario per prendersi cura dei propri affetti. Alla fine del conflitto Vera, unica sopravvissuta tra i suoi amici, diventerà una fervente pacifista. E anche qui la cura torna nel finale in una visione più ampia: la cura sociale. Chi dovrà curare questa generazione perduta? Sarà ancora lei stessa a prendersi cura di sé?Note collaterali: la fotografia, curata da Rob Hardy, è sublime e delicata: la campagna inglese grigia e malinconica fa da sfondo a questo dramma ampliandone ancora di più il sentimento drammatico di abbandono.
Martina Malacrida Nembrini
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- Chocolat
Regia di Lasse Hallstrom
Regno Unito/Danimarca, 2014Perché guardarlo? Chi non ha mai sentito parlare delle proprietà curative del cioccolato? Questo film parla proprio di questo, non tanto del cioccolato inteso come cura, quanto più della cura spirituale, del sentirsi bene, soprattutto con se ...
Perché guardarlo? Chi non ha mai sentito parlare delle proprietà curative del cioccolato? Questo film parla proprio di questo, non tanto del cioccolato inteso come cura, quanto più della cura spirituale, del sentirsi bene, soprattutto con se stessi, anche attraverso piccoli gesti e piccole concessioni.
Il cioccolato è, letteralmente, l’ingrediente segreto che la protagonista, Vianne, porta nella piccola comunità di Lansquenet, paesino francese chiuso nella sua tranquillité che pare idilliaca, ma che cosi non è. Vianne e il suo cioccolato saranno portatrici di un nuovo vivere, di una cura che gli abitanti di Lasquenet attendevano. L’arrivo di una comunità zingara farà poi da altro ingrediente trattando il tema dell’accoglienza e del fatto che, a volte, certi modi di prendersi cura non conosco confini, come il cioccolato. La cura non è nulla di complesso, a volte il prendersi cura di se stessi si racchiude nel piacere di una pallina di cioccolato.Note collaterali: nel film le interpretazioni hanno un ruolo chiave. Juliette Binoche è una protagonista ineccepibile e Alfred Molina, che interpeta il sindaco e la guida morale del paese, mantiene sempre quel ruolo caricaturale ma mai storpiato che rende l’antagonista fedele al proprio ruolo. Johnny Depp si rivela poi, accompagnato alla Binoche, la ciliegina sulla torta per gli animi più romantici.
Martina Malacrida Nembrini
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- Risvegli
Regia di Penny Marshall
USA, 1990Perché guardarlo? Mi piacerebbe condurvi attraverso la visione di questo film attraverso tre parole chiave: pazienti, curanti e famigliari.
Pazienti: pazienti si auto descrivono come pantere ingabbiate attraverso una poesia di Rainer Maria ...Perché guardarlo? Mi piacerebbe condurvi attraverso la visione di questo film attraverso tre parole chiave: pazienti, curanti e famigliari.
Pazienti: pazienti si auto descrivono come pantere ingabbiate attraverso una poesia di Rainer Maria Rilke: “Il suo sguardo/a forza di usare le sbarre/si è così esaurito da non conservare più niente/gli sembra che il mondo è fatto di migliaia di sbarre/ed al di là niente”.
Curanti: il percorso di Sayer (ispirato a Sacks) comincia con le difficoltà iniziali nel gestire i pazienti in quanto al suo primo incarico, senza ancora un’esperienza clinica alle spalle. Prosegue con i dubbi dei colleghi e superiori rispetto all’iniziare la nuova terapia farmacologica, e continua con il nascere di un’amicizia tra curante e paziente, una relazione medico-paziente particolare. Il percorso continua attraverso la diversa reazione di Sayer rispetto agli altri curanti rispetto l’inizio della ricaduta dei pazienti.
Famigliari: una scena da guardare con attenzione è quella in cui vi è il confronto tra la mamma di Leonard e Sayer rispetto alla ricaduta di Leonard. Le parole del curante sono: “sta lottando”, quelle della mamma: “sta perdendo”.Una citazione dal film: «L’estate è stata straordinaria, è stata una stagione di rinascita ed innocenza. Un miracolo per 15 pazienti e per noi che ci curavamo di loro. Ma adesso dobbiamo adattarci alla realtà dei miracoli. Nascondersi dietro il velo della scienza dicendo che la medicina ha fallito o che la malattia è ritornata. O che i pazienti sono stati incapaci ad accettare di aver perso decadi di vita. Ma la verità è che non sappiamo cosa sia andato storto più di quanto sappiamo di cosa sia andato per il verso giusto. Quello che sappiamo è che, come la finestra chimica si è chiusa è avvenuto un altro risveglio e che lo spirito umano è meglio di qualsiasi altra medicina e quello è che va curato con lavoro, gioco, amicizia, famiglia. Queste sono le cose che importano, questo è quello che abbiamo dimenticato. Le cose più semplici». (discorso finale del dottor Sayer)
Martina Malacrida Nembrini
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- In fuga con la flebo
Josephine Mark
Valentina edizioni, Milano, 2023Get your motor runnin’ / Head out on the highway / Looking for adventure / In whatever comes our way… ecco, ora immaginate che queste parole non sono cantate dagli Steppenwolf e non fanno da colonna sonora ad uno dei piano-sequenza più famosi del cinema americano, quello in cui Peter Fonda e Dennis Hopper ...
Get your motor runnin’ / Head out on the highway / Looking for adventure / In whatever comes our way… ecco, ora immaginate che queste parole non sono cantate dagli Steppenwolf e non fanno da colonna sonora ad uno dei piano-sequenza più famosi del cinema americano, quello in cui Peter Fonda e Dennis Hopper sfrecciano nel deserto californiano sui loro chopper (esatto, Easy Rider, avete capito!), bensì da un lupo che ha appena rubato un pick-up per scappare dai cacciatori in compagnia di un coniglietto in chemioterapia.
Cosaaaa? Eh, proprio così: un coniglietto malato e sottoposto a chemioterapia, insieme a un lupo – che dovrebbe in teoria essere suo nemico ed essere pure pronto a papparselo – fuggono in una avventura on-the-road. Insomma, capite che io potrei anche fermarmi qui e che voi dovreste andare subito a ordinare in libreria In fuga con la flebo, un bellissimo, divertentissimo (davvero, si ride di brutto e il lupo è pure un po’ sboccato), importantissimo e tutti gli altri -issimi che volete, graphic novel, dell’artista tedesca Josephine Mark.Perché leggerlo? Perché Mark è riuscita a fare quello che tanti romanzi sulla malattia non sono in grado di fare: evitare la retorica! E poi perché, date retta a me, in un’ora scarsa di lettura, vi troverete immersi in una storia per immagini (e che immagini! Mark disegna da dio e usa dei colori – i verdi della foresta, i bianchi i grigi e gli azzuri dei paesaggi nevosi – che difficilmente dimenticherete) capace di raccontare il dramma della malattia oncologica pediatrica con sapiente leggerezza, con la giusta ironia e soprattutto senza nascondere le difficoltà a cui vanno incontro i malati.
Una citazione dal libro: «abbiamo due buste di Paclitaxel, settantacinque palline di Ciclofosfamide, cinque fogli di Doxorubicina superpotente, una saliera mezza piena di Erceptina, un’intera galassia multicolore di eccitanti, calmanti, esilaranti, un litro di fisiologica, una bottiglia di Sterillium, una cassa di Paracetamolo e mezzo litro di etere puro… e… due dozzine di merendine».
Nicolò S. Centemero
Newsletter 47 - Dicembre 2023ChiudiLeggi la recensione
- Le schegge
Bret Easton Ellis
Einaudi, Torino, 2023Bret è morto, lunga vita a Bret. Tocca dire così… eh sì… tocca proprio dire così, perché Bret Easton Ellis is back!
Infatti, al termine di 13 lunghissimi anni di pausa cominciati dopo Imperial bedrooms (il ...Bret è morto, lunga vita a Bret. Tocca dire così… eh sì… tocca proprio dire così, perché Bret Easton Ellis is back!
Infatti, al termine di 13 lunghissimi anni di pausa cominciati dopo Imperial bedrooms (il romanzo più dimenticabile tra i suoi) e quando tutti, a dire il vero, lo davano già per bollito – tra un podcast a pagamento, degli improbabili tweet tipo «porta la coca!», due o tre flop con la settima arte e qualche ramanzina in stile boomer, con però particolare accanimento sulla Gen X, in Bianco (raccolta di saggi autobiografici del 2021) – il bad boy della letteratura americana tira fuori il capolavoro, aka Le schegge.
Siamo negli anni 80 a Los Angeles, c’è un serial killer, una setta, ma ci sono anche e soprattutto ricchi ragazzi non ancora diciottenni strafatti di droghe e psicofarmaci, etero-bi-omo-sessuali, che guidano auto di lusso, per raggiungere party di lusso, in ville di lusso. Ok, ora chi conosce Ellis vada pure avanti… sì, la musica c’è, i brand ci sono pure quelli… esatto! Sì, ci sono Stephen King e la sua amata Joan Didion. Sì, c’è proprio tutto quanto. «Che novità» direte voi, «è il solito Ellis». E io dico: «e menomale!».
Sentite, ma facciamo una cosa… smettiamola qui. Tanto di questo libro ne hanno parlato e scritto già tutti, ed è anche piaciuto a tutti. Beh, ci mancherebbe, è pazzesco! Vi aggiungo solo, se mi permettete, che Ellis è persino maturato nella prosa, trasformando quel suo minimalismo dei Meno di zero e American Psycho in qualcosa di più complesso, in un periodare più ampio, senza tuttavia perdere la sua capacità di tenerti incollato alle pagine, di sentirti parte dei dialoghi, di annusare il profumo delle colline della San Fernando Valley e dei boulevard gommati della città degli angeli.
Quindi, cosa volete più di così? (qui ci starebbe bene quell’emoticon dell’omino con le due mani tipo ali accanto al viso)
Ecco, forse però una controindicazione alla lettura di questo libro c’è – uffi, quelle ci sono sempre… le cose buone devono sempre fare un po’ male – ed è che dopo queste 700 e rotti pagine io mi trovo qui a scriver queste righe, senza nulla sul comodino da leggere perché finito Le schegge «e cosa cavolo inizio adesso?» è la domanda che vi ronzerà costantemente in testa almeno per qualche giorno.Perché leggerlo? Perché, come cantava un certo Manuel Agnelli con gli Afterhours: «Non si esce vivi dagli anni 80»
Una citazione dal libro: «per nessuno» (dedica di Ellis, in esergo al romanzo).
Nicolò S. Centemero
Newsletter 46 - Novembre 2023ChiudiLeggi la recensione
- L’imperatore delle nuvole
Pierpaolo Vettori
Neri Pozza, Vicenza, 2023A due anni dall’uscita di Un uomo sottile, che abbiamo presentato on-line con lo scrittore nel settembre del 2022 ( qui per rivedere quella serata) e recensito in Sullo scaffale, torna, sempre con l’editore vicentino Neri Pozza, Pierpaolo Vettori e lo fa ...
A due anni dall’uscita di Un uomo sottile, che abbiamo presentato on-line con lo scrittore nel settembre del 2022 (qui per rivedere quella serata) e recensito in Sullo scaffale, torna, sempre con l’editore vicentino Neri Pozza, Pierpaolo Vettori e lo fa con un titolo, L’imperatore delle nuvole, che spiega poco ma che – e qui sta il suo bello – evoca moltissimo. Vettori, che io trovo abbia sempre una magnifica spinta personale a voler trattare qualcosa di diverso rispetto a quanto scritto in precedenza, ci propone una distopia dalle atmosfere un po’ steampunk e un po’ cronenberghiane, tematizzando l’attualissima questione del «Muro» che vorrebbe proteggere dall’invasione dell’invasore.
Per gestire il problema dell’immigrazione dal sud del mondo in Europa «È bastato spostare in Africa le frontiere europee e desertificare la zona al di là del confine con prodotti chimici» si dice nel libro, e poi costruire un muro e metterci dei sorveglianti. Proprio uno dei sorveglianti del muro, Franco Zomer è il personaggio principale di questa storia. Ma, da che mondo è mondo, e lo sappiamo bene, i muri li costruiscono i regimi totalitari e nei quali vige una disciplina assurda e malata… ed è così anche ne L’imperatore delle nuvole, che parte piano per poi accelerare di colpo e trasformarsi in un romanzo on the (desert) road. A questo aggiungo soltanto tre elementi, senza contestualizzarli e al solo scopo di incuriosirvi ulteriormente: c’è una storia d’amore, di quello vero e potente e di cui proprio il sorvegliante Franco Zomer sarà il protagonista, ci sono delle strane pillole in grado di provocare effetti dirompenti e drammatici in chi le assume e c’è la poesia.
Considerando poi, l’ottima prosa – ricca ma mai eccessiva, bilanciata ma mai piatta – anche con questa sua ultima opera, direi che Pierpaolo Vettori si riconferma l’ottimo scrittore che è.Perché leggerlo? Per preparasi alla serata del 6 dicembre 2023, quando alle 20.30 Vettori sarà con noi on-line per presentare L’imperatore delle nuvole. Qui la locandina.
Una citazione dal libro: «Ecco com’è sentirsi amati: sapere che qualcuno ti vuole bene, non in cambio di un tuo comportamento irreprensibile, ma solo per il fatto di essere vivo. Il rumore della risacca riempie il nostro silenzio. Poi arriva una cameriera e il teatro può ricominciare».
Nicolò S. Centemero
Newsletter 46 - Novembre 2023ChiudiLeggi la recensione
- Amore
Hanne Ørstavik
Ponte alle Grazie, Milano, 2019Pubblichiamo questo mese una recensione di Stefano Cafarotti, primario di Chirurgia Toracica all’EOC. Siamo molto grati a Stefano, «amico» da tempo della Fondazione, che dopo la lettura di Amore di Hanne Ørstavik – come lui, relatrice al 9° Convegno della Fondazione tenutosi il 18 ottobre 2023 – abbia voluto donarci le sue impressioni sul romanzo più famoso della scrittrice norvegese.
Il romanzo Amore offre un’esperienza di lettura straordinaria. Mentre segue le vite dei protagonisti – una madre, Vibeke e il figlio di otto anni Jon – è come se fosse possibile scrutare, nello stesso tempo, una doppia esistenza: un punto di vista soprannaturale, quasi divino.
Ørstavik crea una connessione profonda tra il lettore e i suoi personaggi, permettendo di comprendere la loro fragile umanità. Questo parallelo tra le due vite raccontate nel libro richiama alla mente il concetto stesso di Divinità – una Divinità capace di osservare le esistenze di una madre e di un figlio con compassione, senza giudizio.
Il lettore, in una dimensione metafisica, accede al segreto intimo di due esseri umani che non si parlano, che non si rivelano reciprocamente. La solitudine esistenziale dei personaggi diventa palpabile e il lettore si trova a riflettere sul proprio posto nell’universo, come se condividesse le loro stesse esperienze.
In Amore la scrittrice dipinge a tratti piccoli e delicati una prospettiva profonda sull’umanità e invita il lettore a esplorare l’amore, la solitudine e la compassione in modo coinvolgente e unico. Ci esorta ad guardare l’adulto e il bambino che è in noi chiedendogli con dolcezza inaudita di amalgamarsi, di impastarsi in una cosa sola.
Ørstavik sembra suggerire al proprio lettore di non rimanere ad aspettare a pancia in giù nella neve che la vita ci raggiunga.Perché leggerlo? Per ri-scoprire il valore del bambino che abbiamo dentro. Per non dimenticare che quel bambino sogna un trenino con cui viaggiare, insieme – per sempre.
Una citazione dal libro: «Il rumore della macchina. Quando sta aspettando che arrivi non riesce a farselo tornare in testa. Me lo sono dimenticato, pensa. Ma poi arriva, spesso quando lui ha smesso per un momento di aspettarlo e non ci pensa. Lei arriva e lui riconosce il rumore, lo sente, nella pancia, è la pancia che si ricorda il rumore, non io, pensa, e appena dopo che ha sentito la macchina, la vede, da quell’angolo della finestra, la macchina blu gira la curva dietro il cumulo di neve in fondo alla strada, lei sterza per entrare in casa e sale la piccola rampa verso l’entrata. Il rumore è forte e si sente benissimo da dentro la stanza prima che lei spenga. Poi lui la sente chiudere la portiera della macchina e aprire il portone d’ingresso, Jon conta i secondi prima che si richiuda. Gli stessi rumori ogni giorno».
Stefano Cafarotti
Newsletter 45 - Ottobre 2023 ...Pubblichiamo questo mese una recensione di Stefano Cafarotti, primario di Chirurgia Toracica all’EOC. Siamo molto grati a Stefano, «amico» da tempo della Fondazione, che dopo la lettura di Amore di Hanne Ørstavik – come lui, relatrice al 9° Convegno della Fondazione tenutosi il 18 ottobre 2023 – abbia voluto donarci le sue impressioni sul romanzo più famoso della scrittrice norvegese.
Il romanzo Amore offre un’esperienza di lettura straordinaria. Mentre segue le vite dei protagonisti – una madre, Vibeke e il figlio di otto anni Jon – è come se fosse possibile scrutare, nello stesso tempo, una doppia esistenza: un punto di vista soprannaturale, quasi divino.
Ørstavik crea una connessione profonda tra il lettore e i suoi personaggi, permettendo di comprendere la loro fragile umanità. Questo parallelo tra le due vite raccontate nel libro richiama alla mente il concetto stesso di Divinità – una Divinità capace di osservare le esistenze di una madre e di un figlio con compassione, senza giudizio.
Il lettore, in una dimensione metafisica, accede al segreto intimo di due esseri umani che non si parlano, che non si rivelano reciprocamente. La solitudine esistenziale dei personaggi diventa palpabile e il lettore si trova a riflettere sul proprio posto nell’universo, come se condividesse le loro stesse esperienze.
In Amore la scrittrice dipinge a tratti piccoli e delicati una prospettiva profonda sull’umanità e invita il lettore a esplorare l’amore, la solitudine e la compassione in modo coinvolgente e unico. Ci esorta ad guardare l’adulto e il bambino che è in noi chiedendogli con dolcezza inaudita di amalgamarsi, di impastarsi in una cosa sola.
Ørstavik sembra suggerire al proprio lettore di non rimanere ad aspettare a pancia in giù nella neve che la vita ci raggiunga.Perché leggerlo? Per ri-scoprire il valore del bambino che abbiamo dentro. Per non dimenticare che quel bambino sogna un trenino con cui viaggiare, insieme – per sempre.
Una citazione dal libro: «Il rumore della macchina. Quando sta aspettando che arrivi non riesce a farselo tornare in testa. Me lo sono dimenticato, pensa. Ma poi arriva, spesso quando lui ha smesso per un momento di aspettarlo e non ci pensa. Lei arriva e lui riconosce il rumore, lo sente, nella pancia, è la pancia che si ricorda il rumore, non io, pensa, e appena dopo che ha sentito la macchina, la vede, da quell’angolo della finestra, la macchina blu gira la curva dietro il cumulo di neve in fondo alla strada, lei sterza per entrare in casa e sale la piccola rampa verso l’entrata. Il rumore è forte e si sente benissimo da dentro la stanza prima che lei spenga. Poi lui la sente chiudere la portiera della macchina e aprire il portone d’ingresso, Jon conta i secondi prima che si richiuda. Gli stessi rumori ogni giorno».
Stefano Cafarotti
Newsletter 45 - Ottobre 2023ChiudiLeggi la recensione