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Sullo scaffale

Libri

Consigli di lettura, spunti di riflessione, recensioni di libri raccolti nel Centro di documentazione della Fondazione Sasso Corbaro.

A cura di Federica Merlo

Recensioni 

  • 9788806246372_0_536_0_75
    L’arte di legare le persone

    Paolo Milone
    Einaudi, Milano, 2021

    La scrittrice Valeria Parrella, in un twit del 12 febbraio 2021, scrive de L’arte di legare le persone: «È un sollievo sapere che qualcuno sa ...

    La scrittrice Valeria Parrella, in un twit del 12 febbraio 2021, scrive de L’arte di legare le persone: «È un sollievo sapere che qualcuno sa occuparsi dei nostri terrori».
    Lo psichiatra Paolo Milone ha scritto questo suo esordio nel corso dei quarant’anni passati «in prima linea» al servizio dei malati, in un Centro di salute mentale e in un reparto psichiatrico ospedaliero.
    Frammentario, poetico, ironico, L’arte di legare le persone è a tratti dolcissimo, a tratti cupo e violento. La Psichiatria d’urgenza, vera protagonista, è narrata da Milone per impressioni, aneddoti e riflessioni. Momenti lirici e attimi di pura tragedia si susseguono a ritmo incalzante e senza un apparente fil rouge. Nel libro non c’è spazio per la teoria e non c’è nulla di astratto, c’è il quotidiano del duro lavoro clinico, della sofferenza dei pazienti, del ritorno a casa la notte svuotati dalla fatica… ma c’è anche l’amore per i suoi matti (come li chiama l’autore) e per la propria professione.
    Infine, Genova, città in cui il libro è ambientato, che con le onde del suo mare lambisce tutte le vicende narrate.

    Perché leggerlo? Per prepararsi all’appuntamento con Paolo Milone che il 14 aprile 2021 alle ore 20.00 sarà ospite dei mercoledì della Fondazione Sasso Corbaro (maggiori informazioni sul sito sul sito www.sasso-corbaro.ch).

    Una citazione dal libro: «Se vedo qualcuno che si sporge, | offro la mano per non farlo cadere, | e mentre lo tengo gli chiedo cosa vede. | Sono un vigliacco: | io guardo l’abisso con gli occhi degli altri».

    Federica Merlo
    Marzo 2021, Newsletter 14

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  • 978885843451HIG
    La matematica è politica

    Chiara Valerio
    Einaudi, Milano, 2020

    Conobbi Chiara Valerio per la prima volta leggendo il suo romanzo Il cuore non si vede. Fu il mio primo libro del 2020 e ricordo che rimasi folgorata. Poi, ...

    Conobbi Chiara Valerio per la prima volta leggendo il suo romanzo Il cuore non si vede. Fu il mio primo libro del 2020 e ricordo che rimasi folgorata. Poi, in primavera, quando lentamente ci si apprestava ad uscire dalla prima ondata della pandemia comparve sugli scaffali delle librerie La matematica è politica, un curioso pamphlet di un centinaio di pagine pubblicato nella collana Vele di Einaudi (nella quale si trovano piccoli saggi uno più interessante dell’altro!).
    Chiara Valerio, che oggi lavora nell’editoria e conduce un programma su Rai Radio3, ha studiato e insegnato matematica per molti anni e ha un dottorato di ricerca in calcolo delle probabilità. In questo La matematica è politica è riuscita, partendo dalla scienza che l’ha formata, a discutere di democrazia «la democrazia, come il linguaggio, e tra i linguaggi la matematica […] è una costruzione culturale e […] va continuamente ridiscussa», di verità scientifiche «Le verità della scienza evolvono. E pensare agli scienziati come ai scerdoti della soluzione o della guarigione è un modo di delegare la responsabilità politica», di errore «l’errore è la nostra caratteristica principale», di cultura «l’istruzione è un processo orizzontale e collettivo, mentre la cultura è verticale e singolare. La cultura è una scelta individuale», di diritti «chi guadagna diritti, guadagna doveri», del corpo femminile «Come tutti gli intransigenti, gli orgogliosi, i fortunati mi sono accorta d’improvviso della differenza tra il corpo esposto e rivendicato delle donne come luogo di arte e di lotta e il corpo delle donne esposto come fosse vuoto», e anche di Covid «Deve cambiare qualcosa dentro di noi. Noi siamo il sistema sanitario, ciascuno di noi».
    E ci credereste mai che c’è anche lo spazio per Paperino nel mondo della matemagica? Per Barbie? Per Batman? Per Karate Kid? Per Ratatouille? Per Tolkien? Per Anna Karenina? Per Downtown Abbey? Ebbene sì! La capacità divulgativa di Chiara Valerio e questo suo libro sono due cose Xtra0dinarie 🙂

    Perché leggerlo? Perché aiuta a trovare vie da percorrere per riflettere sul periodo che stiamo vivendo.

    Una citazione dal libro: «studiare non serve, studiare comanda»

    Federica Merlo
    Marzo 2021, Newsletter 14

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  • 9788869981555_0_536_0_75
    Persone care

    Vera Giaconi
    SUR, Roma, 2019

    Vera Giaconi, classe 1974, scrittrice di origini uruguaiane da molti anni trapiantata a Buenos Aires è considerata una delle voci latinoamericane più importanti della sua generazione. Persone care è la sua ...

    Vera Giaconi, classe 1974, scrittrice di origini uruguaiane da molti anni trapiantata a Buenos Aires è considerata una delle voci latinoamericane più importanti della sua generazione. Persone care è la sua seconda raccolta di racconti, che in italiano leggiamo grazie alla bella traduzione di Giulia Zavagna per la casa editrice SUR.
    Si tratta di dieci «short stories» incentrate sull’analisi delle relazioni interpersonali, siano esse tra parenti, amici o semplici conoscenti. Giaconi, con una prosa che molti critici hanno definito scarna e precisa, indaga le relazioni umane nei loro dettagli più ambigui, oscuri e contradditori, catapultando il lettore nel clou delle vicende narrate, senza troppi preamboli e senza regalargli un vero scioglimento finale.
    Come spesso accade quando si tratta di raccolte di racconti, siamo portati ad eleggere il nostro preferito. Nel mio caso è Limbo, il numero sei, nel quale viene narrata la relazione tra una paziente affetta da una malattia a cui «si applicano tre degli aggettivi peggiori in assoluto: cronica, progressiva e incurabile […]» e il suo medico che si ammala a sua volta ed è costretto nel letto di un ospedale. 15 pagine semplicemente perfette!

    Perché leggerlo? Perché è un libro capace di rendere universali i personaggi e le vicende che racconta. Ogni lettore avrà la sensazione di ritrovare qualcosa di sé e del suo stare nel mondo con gli altri.

    Una citazione dal libro: «[…] non si può attribuire alla malattia tutto quello che mi succede, e per questo davanti a ogni nuovo sintomo o dolore la prima cosa non deve essere attaccare con qualche medicina ma verificare che la causa non sia un’altra. «Il fatto è che questa non è l’unica cosa che succede al tuo corpo» ecco un’altra delle tipiche frasi di Ribero. Ed è una delle mie preferite: mi aiuta a ricordare che, fuori dal suo studio e dalla sua area di influenza, il mio corpo continua a esistere nel mondo, continuano a succedergli cose».

    Federica Merlo

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    Prima di noi

    Giorgio Fontana
    Sellerio, Palermo, 2020

    Un anno fa, il 3 febbraio 2020, prima dell’arrivo della pandemia che ancora oggi ci costringe alla distanza e agli «schermi», partecipavo all’ultima presentazione di un libro in presenza dell’...

    Un anno fa, il 3 febbraio 2020, prima dell’arrivo della pandemia che ancora oggi ci costringe alla distanza e agli «schermi», partecipavo all’ultima presentazione di un libro in presenza dell’autore. Quel libro era Prima di noi, ultimo romanzo dello scrittore Giorgio Fontana, già vincitore del premio Campiello nel 2014 con Morte di un uomo felice.
    Probabilmente, chi meglio è riuscita a descrivere in poche parole la grandezza e l’importanza di questo «librone» di 886 pagine è stata la scrittrice Claudia Durastanti, che con Fontana condivide la giovane età (entrambi nati nei primi anni ottanta) e la fama nel panorama letterario italiano: «Questo romanzo è un proiettile che entra nel Novecento italiano, passa la storia da parte a parte e fuoriesce dal presente trasformando il lettore, dopo essergli entrato nella testa quanto nel cuore». Fontana ha scritto quello che si definisce un «grande romanzo italiano», una saga, quella della famiglia Sartori, che parte dalla battaglia di Caporetto e arriva fino al decennio appena trascorso. Quattro generazioni, tanti personaggi e tanti avvenimenti della storia italiana che, non solo fanno da sfondo alle vicende familiari, ma diventano i veri motori delle stesse.
    Detta così, rischia di spaventare… ma, vi assicuro, Fontana è talmente abile a gestire la sua prosa lineare e raffinata, che i brevi capitoli da cui sono composte le undici parti in ordine cronologico in cui il testo si divide, scorrono veloci e non si vorrebbe mai arrivare alla fine.

    Perché leggerlo? Recentissima è la notizia che Prima di noi ha vinto il prestigioso premio Bagutta 2021… un’altra conferma che questo libro non bisogna farselo sfuggire!

    Una citazione dal libro: «Poi il contadino lo portò nel folto del bosco e gli mostrò una risorgiva, una polla d’acqua parzialmente ghiacciata e gli disse di toccarla per sentire il respiro del torrente. Davide affondò il pugno e il gelo gli risalì fino alla spalla, quindi aprì le dita e appoggiò il polso nel punto dove gli aveva detto l’uomo. La sabbia pulsava. Era come tenere la mano su una bocca che si apriva e chiudeva».

    Federica Merlo

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  • image-4
    I poveri

    William Tanner Vollmann
    minimum fax, Roma, 2020

    Dopo l’esordio esplosivo con la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste (sempre Codice Edizioni, 2019), finalista al National Book Award, e quando tutti ...

    Dopo l’esordio esplosivo con la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste (sempre Codice Edizioni, 2019), finalista al National Book Award, e quando tutti si sarebbero aspettati dalla giovane e talentuosa scrittrice americana Carmen Maria Machado un romanzo, lei spariglia le carte e pubblica un memoir.
    Nel prologo è la stessa Machado a dichiarare i suoi intenti «Il memoir, in fondo, è un atto di resurrezione. Chi scrive un memoir ri-crea il passato, ricostruisce un dialogo. Evoca un significato da eventi che per lungo tempo sono rimasti dormienti. Impasta tra loro le argille della memoria, del saggio, dei dati di fatto e della percezione, le riduce a una palla e le appiattisce come una sfoglia. Manipola il tempo, resuscita i morti. Inserisce se stesso, e altri, nel necessario contesto».
    Nella casa dei tuoi sogni racconta una relazione di coppia, quella tra la scrittrice e la sua ragazza e convivente (il tema della «casa» è fondamentale durante tutta la narrazione) ai tempi della scuola di specializzazione universitaria. Si tratta di un rapporto nel quale la Machado subisce continue violenze psicologiche e viene pesantemente sottomessa da quella che nel libro è sempre definita «la ragazza della casa dei tuoi sogni».
    Due sono le chiavi di lettura del libro: la prima, chiaramente, l’analisi di questa relazione abusiva, che la scrittrice utilizza non solo per capire sé stessa, ma anche per ripescare dal passato una letteratura dimenticata che racconta di relazioni omosessuali violente tra donne; la seconda, una profonda riflessione sulla scrittura e sulla natura stessa del memoir.

    Perché leggerlo? Perché questo è tra i libri più importanti usciti negli ultimi anni! È quello che dovrebbe essere tutta la letteratura contemporanea e futura: sperimentazione a livelli altissimi (es. numerosi generi letterari, rimandi alla cultura pop, giochi con la struttura, alternanza di prima, seconda e terza persona, narratore inaffidabile, enorme lavoro di documentazione) e mai fine a sé stessa. È un libro post-moderno che va oltre al post-modernismo. Chi ama la lettura, non può non amare La casa dei tuoi sogni.

    Una citazione dal libro: «Ma il mio sistema nervoso ricorda. Le pupille dei miei occhi. La mia corteccia cerebrale, con la sua memoria, il linguaggio e la consapevolezza. Loro ricorderanno per sempre, o almeno fino a quando ci sarò io. Possono ancora salire al banco dei testimoni. La mia memoria ha qualcosa da dire su come il trauma ha alterato il dna del mio corpo, come un antico virus.
    Penso molto a quale testimonianza, se fosse stata soppesata, registrata o conservata mi avrebbe aiutato a perorare la mia causa. Non propriamente in un’aula di giustizia, perché tante cose che ci succedono vanno al di là dell’ambito di un sistema legale pur perfettamente funzionante. Ma il tribunale delle altre persone, il tribunale del corpo, il tribunale della storia queer».

    Federica Merlo

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    Nella casa dei tuoi sogni

    Carmen Maria Machado
    Codice Edizioni, Torino, 2020

    Dopo l’esordio esplosivo con la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste (sempre Codice Edizioni, 2019), finalista al National Book Award, e quando tutti ...

    Dopo l’esordio esplosivo con la raccolta di racconti Il suo corpo e altre feste (sempre Codice Edizioni, 2019), finalista al National Book Award, e quando tutti si sarebbero aspettati dalla giovane e talentuosa scrittrice americana Carmen Maria Machado un romanzo, lei spariglia le carte e pubblica un memoir.
    Nel prologo è la stessa Machado a dichiarare i suoi intenti «Il memoir, in fondo, è un atto di resurrezione. Chi scrive un memoir ri-crea il passato, ricostruisce un dialogo. Evoca un significato da eventi che per lungo tempo sono rimasti dormienti. Impasta tra loro le argille della memoria, del saggio, dei dati di fatto e della percezione, le riduce a una palla e le appiattisce come una sfoglia. Manipola il tempo, resuscita i morti. Inserisce se stesso, e altri, nel necessario contesto».
    Nella casa dei tuoi sogni racconta una relazione di coppia, quella tra la scrittrice e la sua ragazza e convivente (il tema della «casa» è fondamentale durante tutta la narrazione) ai tempi della scuola di specializzazione universitaria. Si tratta di un rapporto nel quale la Machado subisce continue violenze psicologiche e viene pesantemente sottomessa da quella che nel libro è sempre definita «la ragazza della casa dei tuoi sogni».
    Due sono le chiavi di lettura del libro: la prima, chiaramente, l’analisi di questa relazione abusiva, che la scrittrice utilizza non solo per capire sé stessa, ma anche per ripescare dal passato una letteratura dimenticata che racconta di relazioni omosessuali violente tra donne; la seconda, una profonda riflessione sulla scrittura e sulla natura stessa del memoir.

    Perché leggerlo? Perché questo è tra i libri più importanti usciti negli ultimi anni! È quello che dovrebbe essere tutta la letteratura contemporanea e futura: sperimentazione a livelli altissimi (es. numerosi generi letterari, rimandi alla cultura pop, giochi con la struttura, alternanza di prima, seconda e terza persona, narratore inaffidabile, enorme lavoro di documentazione) e mai fine a sé stessa. È un libro post-moderno che va oltre al post-modernismo. Chi ama la lettura, non può non amare La casa dei tuoi sogni.

    Una citazione dal libro: «Ma il mio sistema nervoso ricorda. Le pupille dei miei occhi. La mia corteccia cerebrale, con la sua memoria, il linguaggio e la consapevolezza. Loro ricorderanno per sempre, o almeno fino a quando ci sarò io. Possono ancora salire al banco dei testimoni. La mia memoria ha qualcosa da dire su come il trauma ha alterato il dna del mio corpo, come un antico virus.
    Penso molto a quale testimonianza, se fosse stata soppesata, registrata o conservata mi avrebbe aiutato a perorare la mia causa. Non propriamente in un’aula di giustizia, perché tante cose che ci succedono vanno al di là dell’ambito di un sistema legale pur perfettamente funzionante. Ma il tribunale delle altre persone, il tribunale del corpo, il tribunale della storia queer».

    Federica Merlo

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  • 71MtCcSZlrL
    Bill

    Helen Humphreys
    Playground, Roma, 2020

    Da tempo sento parlare di Helen Humphreys, scrittrice e poetessa canadese che in Italia è pubblicata dalla piccola casa editrice indipendente Playground. Tuttavia, è stato solo con questo suo ultimo ...

    Da tempo sento parlare di Helen Humphreys, scrittrice e poetessa canadese che in Italia è pubblicata dalla piccola casa editrice indipendente Playground. Tuttavia, è stato solo con questo suo ultimo romanzo, intitolato Bill, che finalmente mi sono decisa a leggere qualcosa di suo… e meno male che l’ho fatto! La narrazione prende il via nel 1947, nella piatta provincia canadese del Saskatchewan, raccontandoci di un’amicizia tra il ragazzino dodicenne Leonard e il vagabondo del paese Bill. In realtà, s’intuisce in fretta che questo è solo lo spunto di partenza di una vicenda che, con alcuni salti temporali (si arriva fino al 1970), toccherà i momenti più tragici delle vite dei due protagonisti.
    Come spesso capita in queste recensioni, preferisco non raccontarvi altro della trama. Il libro è ricco di colpi di scena e mi piacerebbe che questi provocassero in voi lo stesso effetto sopresa che hanno avuto in me. Aggiungo solo che nel romanzo (ispirato a fatti realmente accaduti) si parla anche di psichiatria e che viene descritto, senza complicazioni tecniche che avrebbero appesantito la narrazione, l’utilizzo sperimentale dell’LSD da parte dei medici dell’ospedale di Weyburn, negli anni Cinquanta.
    Insomma, Bill è un libro che mi è piaciuto moltissimo, nel quale la Humphreys, con una prosa elegante, riesce ad intrecciare sapientemente il racconto delle vicende con le descrizioni dei luoghi e a portarci all’interno del personaggio di Leonard (io narrante) e delle sue profonde inquietudini in maniera magistrale.

    Perché leggerlo? Perché è un libro profondo, ma che, a differenza di testi più complessi che si occupano delle medesime tematiche (bullismo, violenza domestica, malattia mentale, rieducazione e reintegrazione nella società), si divora in poche ore, senza mai riuscire a staccarsi dalle pagine.

    Una citazione dal libro: «C’è sempre un luogo fuori dalla storia, da dove questa stessa storia viene raccontata. Non può essere narrata da dentro. Come potrebbe? Deve essersi conclusa prima che si possa raccontare […] Ma capita che in una storia ci siano momenti che possono funzionare da finale, che lo sembrino. E i momenti in cui Bill mi ha lasciato dormire, e ha pronunciato quelle parole, «Bado io a te», mi sono sembrati proprio questo, una conclusione: la giusta conclusione, almeno per me».

    Federica Merlo

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  • 978880624602HIG
    Abbandonare un gatto

    Murakami Haruki
    Einaudi, Torino, 2020

    Alla fatidica domanda «… scrittrici e scrittori preferiti?», capita spesso che io ne dimentichi o ne aggiunga qualcuna o qualcuno rispetto alla risposta data la volta precedente. Tuttavia, ce n’è uno ...

    Alla fatidica domanda «… scrittrici e scrittori preferiti?», capita spesso che io ne dimentichi o ne aggiunga qualcuna o qualcuno rispetto alla risposta data la volta precedente. Tuttavia, ce n’è uno che «fa storia a sé» e che sarà sempre tra i primi dell’elenco: Murakami Haruki. I motivi della mia devozione per questo scrittore giapponese sono molteplici. Tra questi però, quello che prevale su tutti gli altri è il potere «terapeutico» che ha, su di me, la sua scrittura. Non avevo dubbi, quindi, che anche nel caso del suo ultimo libro (appena pubblicato in una meravigliosa edizione Supercoralli Einaudi, illustrata da Emiliano Ponzi), questa magia si sarebbe nuovamente ripetuta… e così è stato.
    Abbandonare un gatto non è un romanzo ma un racconto breve di una settantina di pagine, illustrazioni comprese, nel quale Murakami ci racconta, nonostante dal titolo sia impossibile intuirlo, alcuni episodi della vita di suo padre. L’autore stesso nella postfazione ci dice «Da tanto tempo avevo in mente di scrivere qualcosa di adeguato su mio padre […] Finché, per caso, mi sono ricordato che una volta, da bambino, ero andato con mio padre ad abbandonare un gatto su una spiaggia; ho cominciato a scrivere da lì, e il racconto è venuto fuori da solo, molto più facilmente di quanto avessi pensato».
    Ciò che rende speciale questo libro è che, attraverso il racconto delle sue origini, Murakami ci consegna, con estrema delicatezza, anche la sua personale visione della vita.
    In conclusione, suggerirei agli amanti dei gatti di non lasciarsi intimidire dal titolo. Anzi, proprio agli amici quattrozampe lo scrittore dedica, in maniera quasi circolare, l’inizio e la fine di questo straordinario racconto… non posso svelarvi di più!

    Perché leggerlo? Per due motivi. Primo: un racconto breve è il modo migliore per approcciare uno scrittore che non si è mai letto. Secondo: queste edizioni illustrate (Einaudi ne ha a catalogo anche altre) sono splendide da comprare per sé e da regalare.

    Una citazione dal libro: «In altre parole, ognuno di noi è una delle innumerevoli, anonime gocce di pioggia che cadono su una vasta pianura. Una goccia che ha una sua individualità, ma è sostituibile. Eppure quella goccia di pioggia ha i suoi pensieri, ha la sua storia e il dovere di continuarla. Non lo dobbiamo dimenticare. Anche se si perde la propria individualità per essere inglobati e annullati in una qualche massa. Anzi, dovrei dire «proprio perché si è inglobati in una massa».

    Federica Merlo

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Federica Merlo

Ricerca e documentazione

Educatrice. Svolge la sua attività clinica presso l’unità minorenni dell’OTAF e la sua attività di ricerca presso l’Istituto di Salute Pubblica della Facoltà di Scienze biomediche (USI). È collaboratrice della Fondazione Sasso Corbaro dal 2014.

Ha concluso un Bachelor in Lavoro Sociale e un MAS in Etica Clinica e Medical Humanities della SUPSI. Attualmente sta concludendo il quinto anno di Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano.

Contatti: federica.merlo@sasso-corbaro.ch