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Sullo scaffale

Film

Consigli di visione, spunti di riflessione, recensioni di film raccolti nel Centro di documentazione della Fondazione Sasso Corbaro.

A cura di Martina Malacrida Nembrini

Recensioni 

  • testament-of-youth-film-2
    Testament of Youth

    Regia di James Kent
    Regno Unito/Danimarca, 2014

    Perché guardarlo? Vera capisce che quello che sta succedendo è una guerra logorante, e quindi decide di arruolarsi come infermiera volontaria. Si confronta con gli orrori dell’evento bellico, perde il fidanzato, cura il ...

    Perché guardarlo? Vera capisce che quello che sta succedendo è una guerra logorante, e quindi decide di arruolarsi come infermiera volontaria. Si confronta con gli orrori dell’evento bellico, perde il fidanzato, cura il fratello ferito che però morirà in seguito, ma anche molti soldati inglesi e tedeschi.
    In questo film il ruolo della cura ha più sfaccettature: da una parte quella della cura ospedaliera, dall’altra l’eterna lacerazione dei curanti divisi tra il curare persone estranee, senza però poi avere il tempo necessario per prendersi cura dei propri affetti. Alla fine del conflitto Vera, unica sopravvissuta tra i suoi amici, diventerà una fervente pacifista. E anche qui la cura torna nel finale in una visione più ampia: la cura sociale. Chi dovrà curare questa generazione perduta? Sarà ancora lei stessa a prendersi cura di sé?

    Note collaterali: la fotografia, curata da Rob Hardy, è sublime e delicata: la campagna inglese grigia e malinconica fa da sfondo a questo dramma ampliandone ancora di più il sentimento drammatico di abbandono.

    Martina Malacrida Nembrini

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    Chocolat

    Regia di Lasse Hallstrom
    Regno Unito/Danimarca, 2014

    Perché guardarlo? Chi non ha mai sentito parlare delle proprietà curative del cioccolato? Questo film parla proprio di questo, non tanto del cioccolato inteso come cura, quanto più della cura spirituale, del sentirsi ...

    Perché guardarlo? Chi non ha mai sentito parlare delle proprietà curative del cioccolato? Questo film parla proprio di questo, non tanto del cioccolato inteso come cura, quanto più della cura spirituale, del sentirsi bene, soprattutto con se stessi, anche attraverso piccoli gesti e piccole concessioni.
    Il cioccolato è, letteralmente, l’ingrediente segreto che la protagonista, Vianne, porta nella piccola comunità di Lansquenet, paesino francese chiuso nella sua tranquillité che pare idilliaca, ma che cosi non è. Vianne e il suo cioccolato saranno portatrici di un nuovo vivere, di una cura che gli abitanti di Lasquenet attendevano. L’arrivo di una comunità zingara farà poi da altro ingrediente trattando il tema dell’accoglienza e del fatto che, a volte, certi modi di prendersi cura non conosco confini, come il cioccolato. La cura non è nulla di complesso, a volte il prendersi cura di se stessi si racchiude nel piacere di una pallina di cioccolato.

    Note collaterali: nel film le interpretazioni hanno un ruolo chiave. Juliette Binoche è una protagonista ineccepibile e Alfred Molina, che interpeta il sindaco e la guida morale del paese, mantiene sempre quel ruolo caricaturale ma mai storpiato che rende l’antagonista fedele al proprio ruolo. Johnny Depp si rivela poi, accompagnato alla Binoche, la ciliegina sulla torta per gli animi più romantici.

    Martina Malacrida Nembrini

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  • Risvegli
    Risvegli

    Regia di Penny Marshall
    USA, 1990

    Perché guardarlo? Mi piacerebbe condurvi attraverso la visione di questo film attraverso tre parole chiave: pazienti, curanti e famigliari.
    Pazienti: pazienti si auto descrivono come ...

    Perché guardarlo? Mi piacerebbe condurvi attraverso la visione di questo film attraverso tre parole chiave: pazienti, curanti e famigliari.
    Pazienti: pazienti si auto descrivono come pantere ingabbiate attraverso una poesia di Rainer Maria Rilke: “Il suo sguardo/a forza di usare le sbarre/si è così esaurito da non conservare più niente/gli sembra che il mondo è fatto di migliaia di sbarre/ed al di là niente”.
    Curanti: il percorso di Sayer (ispirato a Sacks) comincia con le difficoltà iniziali nel gestire i pazienti in quanto al suo primo incarico, senza ancora un’esperienza clinica alle spalle. Prosegue con i dubbi dei colleghi e superiori rispetto all’iniziare la nuova terapia farmacologica, e continua con il nascere di un’amicizia tra curante e paziente, una relazione medico-paziente particolare. Il percorso continua attraverso la diversa reazione di Sayer rispetto agli altri curanti rispetto l’inizio della ricaduta dei pazienti.
    Famigliari: una scena da guardare con attenzione è quella in cui vi è il confronto tra la mamma di Leonard e Sayer rispetto alla ricaduta di Leonard. Le parole del curante sono: “sta lottando”, quelle della mamma: “sta perdendo”.

    Una citazione dal film: «L’estate è stata straordinaria, è stata una stagione di rinascita ed innocenza. Un miracolo per 15 pazienti e per noi che ci curavamo di loro. Ma adesso dobbiamo adattarci alla realtà dei miracoli. Nascondersi dietro il velo della scienza dicendo che la medicina ha fallito o che la malattia è ritornata. O che i pazienti sono stati incapaci ad accettare di aver perso decadi di vita. Ma la verità è che non sappiamo cosa sia andato storto più di quanto sappiamo di cosa sia andato per il verso giusto. Quello che sappiamo è che, come la finestra chimica si è chiusa è avvenuto un altro risveglio e che lo spirito umano è meglio di qualsiasi altra medicina e quello è che va curato con lavoro, gioco, amicizia, famiglia. Queste sono le cose che importano, questo è quello che abbiamo dimenticato. Le cose più semplici». (discorso finale del dottor Sayer)

    Martina Malacrida Nembrini

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Martina Malacrida Nembrini

Direttrice operativa

Storica del cinema

Laureata in Storia contemporanea e Storia del cinema alle Università di Ginevra e Losanna. Master di secondo livello in Medical Humanities all’Università degli Studi dell’Insubria. Corso di Perfezionamento in Etica all’Università di Padova. Diploma cantonale di giornalismo. È stata responsabile della sezione Open Doors del Festival di Locarno dal 2010 al 2014. È attiva nella Fondazione Sasso Corbaro dal 2007 e dal 2016 è capoprogetto di Generation Films (Collettivo culturale in Burkina Faso).